Solastalgia: sentirsi estranei in casa propria

Glenn Albrecht, filosofo australiano, nel 2003 ha coniato questo neologismo: Solastalgia

Dal punto di vista letterale, la parola “solastalgia” nasce dalla combinazione tra la parola latina “solacium” (conforto) e la parola greca “algìa” (dolore).

La solastalgia è un malessere legato all’impatto che l’uomo ha sull’ambiente circostante.

Consiste nel “sentire sulla pelle” la sofferenza di un Pianeta che sta morendo giorno dopo giorno.

Disastri climatici, alluvioni, inondazioni, piogge torrenziali, terremoti, scioglimento dei ghiacciai influiscono in modo quasi impercettibile, ma direttamente sul nostro stato d’animo, intensificando emozioni negative quali rabbia e forme depressive, create da un’eccessiva presenza di ansia e stress.

Triste eh!

L’avvento del Covid-19 che arriva nel nostro inconscio come guerra batteriologica, quindi come  minaccia alla vita, è l’ultimo elemento che incrementa la crescita di questo stato emotivo.

Dalla rivoluzione industriale sino ai giorni nostri abbiamo vissuto il tempo della grande crescita soprattutto a livello industriale: nell’ambito siderurgico, meccanico, tessile, informatico, digitale e altro ancora. Il nostro umore andava di pari passo a questa crescita predisponendosi verso un movimento di espansione, positivo e ricco di opportunità.

Con il Covid-19, anche se non ci rende conto, l’uomo è messo a dura prova.

Nulla più è garantito! Non abbiamo ancore! Non abbiamo più una certezza di fondo! Non sappiamo cosa ci aspetta, vediamo intorno drammi e poche cose positive.

La salute non è garantita a tutti in egual misura, poco buon senso tra le persone, la scuola naviga nell’incertezza, il lavoro per molti è cambiato, per non parlare del divertimento che in questi ultimi mesi è stato quasi del tutto soffocato.

L’essere umano ha bisogno di sentirsi stabile per poter programmare qualcosa, per organizzarsi e stare bene, ma ora questo non è più possibile farlo.

Questo periodo storico umano ci sta chiedendo di vivere nel così detto “Qui e Ora”.

Ma come si fa se tutto intorno a noi è sospeso o cambia velocemente?

Il perno devi essere TU!

Ora dobbiamo riprenderci la capacità di allinearci nuovamente, di radicarci in questa realtà, di recuperare lo stato di stabilità fisica ed emotiva per evitare di entrare in situazioni di ansia dovuti a pensieri eccessivamente proiettati in futuro troppo lontano e buio.

La maggior parte della popolazione vive in una realtà fatta di pensieri eccessivi non aprendosi alla realtà tangibile che tocchiamo con mano.

Poche volte passiamo dal pensiero, all’azione per paura di andare incontro ad una delusione o ad un fallimento. E così ci ritroviamo a rivivere sempre nella stessa situazione frustrante piuttosto che provare a cambiare qualcosa nella nostra vita.

In questo periodo invece, bisogna sperimentarsi e affrontare quelle paure che aleggiano nella mente e magari, come spesso accade, rendersi conto che quella paura apparteneva al passato che ora non c’è più.

Approcciarsi in questo modo per creare una nuova realtà in cui poter vivere in modo sano anche se nuovo in quanto diverso da quello passato.

I cambiamenti sono difficili da vivere ed è questo ciò che la nostra umanità sta affrontando.

Chi sono i soggetti più a rischio?

Anche se non vi sono particolari evidenze scientifiche in merito, a questo fenomeno sappiamo che coloro che sono più a rischio sono:

  • I Bambini, i più sensibili. Loro avvertono maggiormente la sensazione della distruzione del Pianeta e perciò hanno bisogno di coltivare la sicurezza e la protezione che i genitori dovrebbero fornire loro e non invece passare il messaggio inconscio del terrore. Affrontare questo periodo come se fosse un’avventura in cui “domani vedremo cosa fare” adattandoci alla nuova realtà, è il modo per vivere più serenamente questi mesi.
  • Gli Anziani che con il passare del tempo vivono sempre di più nell’essenza, vedono scomparire non solo le meraviglie della Terra, ma anche i luoghi dei loro ricordi.

A queste categorie ora si aggiungono anche persone più o meno giovani, già sofferenti di ansia e/o depressione.

I SINTOMI

  • Malinconia, forte nostalgia del passato,
  • senso di perdita
  • preoccupazione eccessiva, che può sfociare in veri e propri stati di ansia
  • sensazione di impotenza e mancanza di controllo
  • disturbi del sonno, con aumento di tensione e stress
  • tristezza, rabbia
  • difficoltà nelle relazioni sociali, specialmente laddove ci siano modi differenti di vedere le cose
  • attacchi di panico
  • pulsioni suicide nei casi più gravi e patologici.

La solastalgia è un disagio che può diventare cronico e può indebolire il nostro stato di salute abbassando le difese immunitarie rendendoci così più vulnerabili.

Attacca quelle che sono le relazioni interpersonali minando la coesione dei nuclei familiari e delle comunità.

 La propria casa e il proprio ambiente sono il fulcro delle relazioni sociali e se vengono danneggiati anche queste ultime tendono a risentirne.

Cosa fare?

  1. Saper di vivere alcune delle succitate emozioni è il primo passo per andare verso una nuova ricostruzione del sé.
  2. Il secondo passaggio è quello di interpellare uno specialista (counselor, psicologo, etc.) se vedete che i sintomi persistono.
  3. Il terzo passaggio sarà quello di praticare uno sport che ci aiuta ad aumentare la consapevolezza corporea e il collegamento con Madre Terra. Pratiche come lo Yoga, classi di Bioenergetica, Metodo 3R, ginnastica posturale o pilates, Tai chi ed escursioni aiutano emotivamente a sentirsi presenti nella realtà tangibile e non solo pensante.

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