La prospettiva a lungo termine si presenta abbastanza preoccupante. In soli 10 anni in USA vi è stato un aumento del 7% di casi di narcisismo patologico della personalità così come di casi di obesità. Secondo uno studio ciò che ha influenzato il suo aumento è l’eccesso di utilizzo dei Social Network.

Che cos’è questo disturbo, come riconoscerlo e come salvarsi

Il disturbo narcisistico della personalità è un vero e proprio “malanno mentale” i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui e bisogno di percepire ammirazione. Esibizionismo grandioso, credenze relative al diritto di ricevere riconoscimenti dagli altri e una tendenza alla manipolazione e allo sfruttamento degli altri sono le caratteristiche principali. Nel narcisismo patologico, l’immagine di sé, il pensiero e il comportamento sono tutti orientati verso l’altro, al fine di convalidare la propria autostima e il sé fragile e frammentato. Quindi, se da una parte il Narcisista ha le sembianze di una persona molto forte e sicura di sé, dall’altra nella sua profondità, nasconde molta fragilità e insicurezza così come bassa autostima.

Come Narciso, la persona narcisista “ama” solo l’immagine di se stessa riflessa negli occhi degli altri.

Uno studio dell’Università Swansea in collaborazione con l’Università di Milano ha stabilito che un eccessivo uso dei social media attraverso la pubblicazione di selfie è associato ad un aumento di tratti narcisistici negli utenti (Reed, Bircek, Osborne, Viganò, & Truzoli, 2018).

Lo studio dimostra che postare selfie e altri contenuti visuali, potenzia i tratti narcisistici della personalità a tal punto da innescare un meccanismo di auto esaltazione che rischia di sfociare nel patologico.

I ricercatori del seguente studio hanno analizzato i cambiamenti di personalità in 74 individui dai 18 ai 34 anni, durante un periodo di quattro mesi. È stata presa in considerazione, inoltre, l’assiduità con cui i partecipanti hanno utilizzato i social media (Twitter, Facebook, Instagram e Snapchat) durante il periodo dedicato alla ricerca.

Questo studio, inoltre ha evidenziato come i partecipanti che erano soliti postare un numero eccessivo di selfie, hanno mostrato un aumento del 25% dei suddetti tratti narcisisti. Al contrario, i partecipanti che usufruivano dei social prettamente mediante post verbali (non selfie), non hanno avuto come conseguenza l’aumento, di suddetti tratti.

In media, durante i quattro mesi di ricerca, i partecipanti hanno usato i social per tre ore al giorno, nonostante qualcuno abbia riportato un utilizzo di 8 ore circa. In percentuale, il social più utilizzato è stato Facebook (60%), a seguire Instagram (25%) e infine, Twitter e Snapchat (13%). I due terzi dei partecipanti adoperavano i social primariamente per postare selfie. Questo studio evidenzia, per la prima volta, la correlazione tra frequenza di utilizzo dei social media e narcisismo in relazione alla pubblicazione di selfie.

Il quarto d’ora di celebrità teorizzato da Andy Warhol è ormai un quartino di celebrità a flusso continuo, ma per tutti. Se c’è chi si limita a un post ogni tanto, c’è chi sui social vive anche di notte, chi si sveglia per controllare se ha un follower o un like in più. E chi non si riaddormenta se la sua foto su Instagram non sta avendo il successo che si aspettava.

«Il narcisismo ha due livelli di intensità. Il primo, sano, è l’amore per stessi, che è una componente fisiologica: un pò d’amor proprio fa bene», spiega il professor Paolo Crepet, psicoterapeuta e psichiatra, autore di numerosi libri in merito all’influenza dei social sulla personalità.

«Al secondo livello, si sconfina nell’eccesso: il narciso patologico crede che il mondo giri intorno a lui, ha un bisogno abnorme di affermazione, apprezzamento, attenzioni, accudimento. I narcisi sono così attaccati a se stessi che perdono di vista l’altro, e il confronto con gli altri che invece è essenziale e salutare. Parliamo invece di persone altere, che si sentono superiori agli altri, visti solo in funzione dell’ammirazione, dell’affetto, dell’amore e dell’accudimento che possono loro tributare, e di cui i narcisisti non sono mai sazi». «I narcisi sono sempre esistiti, ma finché non sono stati inventati i selfie, avevano poche occasioni di dare dimostrazione di sé», sintetizza Crepet.

Come riconoscere se siamo affetti da narcisismo dai social

  • La quantità di tempo trascorsa sui social. Secondo il sito waresocial.net un italiano in media si collega circa due ore e mezza al giorno. Se poi si chiude in bagno per vedere facebook o si sveglia la notte per controllare se i suoi post stanno avendo successo allora ecco che abbiamo i classici segnali da dipendenza tecnologica e di narcisismo patologico. Stessa cosa vale se quando si è in compagnia al cinema o al ristorante si è continuamente collegati ai social;
  • La foto del profilo. Se una foto viene cambiata raramente e quelle utilizzate sono tutte impostate come se si fosse dei top model allora c’è un problema. Spiega Crepet: «La foto del profilo è particolarmente significativa: una donna che usa l’immagine di un tacco a spillo sta comunicando un’immagine di sé narcisistica, perché vuole farsi notare, vuole far parlare di sé. Le foto del profilo sono il nuovo biglietto da visita. Sono sintomatiche tutte le foto in cui ci si addobba in modo diverso da come si è: foto che sono un’esteriorizzazione del sé, in mancanza del sé».
  • Vita Reale o solo Virtuale? Questo è l’ultimo parametro su cui riflettere. “Vivere” sempre sui social con soli contatti virtuali attraverso chat e commenti sui vari post privandosi di vita fatta di contatti reali dove si guarda negli occhi una persona, si ascolta la sua voce e si interagisce è il chiaro sintomo che qualcosa non va.

Come fare allora per rifulgere questi rischi?

Il primo passo è quello di riconoscere di esserne affetti. Riconoscere di avere un problema è la direzione verso la guarigione.

Il secondo passaggio è allentare la frequenza sui social media arricchendo la propria vita di contatti veri fatti di “carne ed ossa”. Questo passaggio sarà difficile da fare per chi è particolarmente dipendente, ma ripristinerà una parte perduta ma se accompagnato da sensazioni di abbandono o sindromi depressive, allora sarà il caso di chiedere aiuto ad un esperto.

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