La cucina come espressione dell’anima
Tecnologia SI …. Tecnologia NO …. Uffa!!!! Sempre la solita diatriba ….
Allora inquadriamo insieme la questione insieme sotto una prospettiva scientifico-emotiva partendo dalla sua definizione(Wikipedia): “Ampio settore di ricerca, nel quale sono coinvolte varie discipline tecniche e scientifiche, che studia l’applicazione e l’uso di tutto ciò che può essere funzionale alla soluzione di problemi pratici …. Omissis …”.
Quando in cucina parliamo di tecnologia ci viene in mente l’impossibile: frullatori, centrifughe, robot da cucina, impastatrici, macchine per la pasta, cucine ad induzione, ecc. fra qualche giorno probabilmente farà ingresso nelle nostre dimore la macchina che, sfruttando i raggi laser, possa consentirci di far bollire l’acqua per la pasta in un battito di ciglia.
Quando pensiamo al progresso la nostra mente si rivolge al presente commerciale e facilmente vaga verso il futuro; quello che difficilmente ci accade è di volgere lo sguardo al passato.
Con qualche flashback possiamo osservare la pentola di rame in cottura sul fuoco, quello creato dalla legna, dagli arbusti in eccesso rimossi dai campi, quello che ancora oggi diventa pretesto per sedersi insieme a cantare accompagnati da una chitarra.
Soffermandoci ancora riflettiamo sul fatto che il controllo del fuoco arriva con il nostro trisavolo “Homo Erectus”. A questi dobbiamo l’invenzione della cottura, una vera e propria evoluzione nella nutrizione, un’irrinunciabile novità, una tecnologia d’altri tempi.
Oggi siamo capaci di alternare la nutrizione crudista a quella con pietanze cotte con microonde, di passare dalla pentola in terracotta, all’assunzione di surrogati in polvere da sciogliere in acqua o latte.
L’uomo, prima della nostra epoca, è sempre stato al passo con il suo tempo!
Oggi invece abbiamo la capacità di non identificarci in nulla e l’incapacità di vivere consapevolmente la direzione alimentare verso la quale ci orientiamo.
Proviamo ora a inquadrare il concetto di innovazione: “Introduzione di sistemi e criteri nuovi”.
Quasi ogni giorno dobbiamo confrontarci con innovazioni, con oggetti nuovi, con dispositivi elettronici che ci semplificano la giornata, che riducono il tempo a noi necessario per compiere delle azioni e che comportano meno dispendio di energie. Marchingegni che entrano in casa nostra in punta di piedi e diventano in breve tempo indispensabili per la nostra esistenza.
E’ proprio vero tutto ciò?
Beh a tal proposito ciascuno esprima la propria opinione ponendo però l’attenzione alle sensazioni intime e non ai doveri o ai bisogni.
Proviamo ad immaginare per un attimo cosa sarebbe la nostra vita senza un robot da cucina, uno sminuzzature, un elettrodomestico che usiamo quotidianamente e che rende le nostre portate …. Perfette …. I nostri piatti appaiono perfetti proprio come la foto accanto alla ricetta che li mostra. Ce l’abbiamo fatta… siamo bravi… se lo usiamo riceviamo i complimenti del nostro partner …. dei nostri amici …. Siamo soddisfatti!
Cosa ci rimane esattamente dieci minuti dopo la cena luculliana da noi servita?
Probabilmente niente o, se siamo perfezionisti, quell’acidità in bocca scatenata da un piccolo eventuale errore nelle dosi di una delle dieci prelibatezze meticolosamente confezionate oppure un amarezza creata da un pasto che si è consumato velocemente… troppo!!!rispetto al tempo impiegato a preparalo…..
A volte ci capita che il nostro bisogno di apparire perfetti, il tentativo di impiegare la cucina per sentirci maggiormente accettati o la necessità di generare produzioni da ristorante in ogni occasione renda privo di emozione l’atto del cucinare.
La cucina è un’espressione artistica dell’anima e, in quanto tale, necessita di tranquillità, di un momento di concentrazione, di presenza e di ascolto di sé stessi.
Spesso la dose giusta per noi non è quella suggerita dalla ricetta, ma è quella dettata dalla nostra percezione degli odori e delle fragranze.
Nell’espressione di noi stessi la tecnologia e le innovazioni ci aiutano poco, vanno trattate esclusivamente come facilitatori dell’emersione della nostra sfera intima.
Se ci ascoltiamo mentre siamo ai fornelli, se lasciamo spazio alla nostra fantasia, al nostro estro artistico, con buona probabilità, realizzeremo piatti sempre diversi, anche se di base partiremo da uno schema, da una medesima ricetta impostata.
L’uso delle spezie, ad esempio, ci consente di creare piatti nuovi, esclusivi.
Le spezie sono gli aggettivi di una frase ….
Le frasi senza aggettivi sono lineari, senza salite e discese.
Per ottenere l’espressione di noi stessi, la liberazione della nostra emozione più recondita, dobbiamo mettere in campo i nostri sensi e creare iperboli di sapori.
Partiamo dall’olfatto … questo strano sconosciuto!
Apriamo il barattolo della spezia che pensiamo di utilizzare, sentiamone l’aroma e, solo se restituisce una sensazione piacevole, immaginiamolo con gli altri sapori che stiamo proponendo. Il tutto ci piace! Bene! dobbiamo solo deciderne la quantità. Niente di più facile. Inseriamone un po’ per volta e assaggiamo dopo aver mescolato.
Passiamo ora al piatto da presentare a tavola, guardiamone i colori e aggiungiamo sul bordo o al centro quello che secondo noi manca: giallo limone, rosso pomodoro, arancio carota, nero semi di papavero….
La nostra opera d’arte, quell’istantanea che ci rappresenta solo in quell’attimo della nostra vita, è pronta.
La tecnologia …. Fatene quello che vi pare, ma non lasciatevi sopraffare!!!
Per te che hai letto l’articolo
Spero che l’articolo che ho scritto ti abbia dato delle informazioni utili.
Mi farebbe molto piacere ricevere un tuo commento. Mi aiuta nel proseguire il mio lavoro di diffusione di nuovi modi per stare bene e vivere serenamente.
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